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LA CITTA’ | L’alba fragile dei rabdomanti di ferraglia

Matteo Dalena
Matteo Dalena
Gennaio30/ 2014

di Matteo Dalena

Il loro mondo ruota attorno agli scarti del nostro mondo di latta. Da mattina a sera vivono incollati al sellino di una vecchia bici alla ricerca. La società cresce, i meccanismi politici cadono a pezzi e diventano ferri vecchi. Dal popolo degli abissi di Jack London alle strade di Cosenza: abili raccoglitori su due ruote si muovono tra i ferri vecchi della società del benessere. Un giro sempre uguale: itinerari urbani scanditi dalla dislocazione dei cassonetti della raccolta, più facile se differenziata.

Difficile parlarci, sono schivi e la lingua è spesso una barriera, anche se sigarette e monetine hanno imparato a chiederle. Capita di affiancarli nei loro consueti percorsi o di vederli magicamente sbucare da improbabili varchi nel guard rail di Vagliolise, dove dorme la stazione della città. Fessure che danno su stradelle sterrate che poi si perdono nella vegetazione in direzione della sponda sinistra di quel fiume dove sorgono delle baracche.

Sbucano da lì sul far del mattino con i loro “bolidi” arrugginiti o rattoppati alla “bene e meglio”. Si muovono in tandem, metodicamente sparpagliati nell’area urbana cosentina, anche se il primo tratto lo percorrono tutti assieme. La statale “107” non fa paura, così procedono svelti in fila indiana imboccando la sopraelevata che s’immette su piazza Zumbini, porta d’una città che può regalare tesori.

Non cercano cibo. Piccoli elettrodomestici e altri materiali ferrosi rappresentano l’alimento quotidiano di un’economia di sussistenza basata sul recupero e il riutilizzo di vecchie teorie di oggetti, poi sottoposti alle cure di abili maestranze. E, laddove non è più possibile metter riparo, ecco che, circuiti integrati e bobine in rame di computer, altoparlanti e altri elettrodomestici, possono diventare l’anima di nuovi oggetti. Insieme a questi non disdegnano indumenti, giocattoli e oggettistica, imbustati alla svelta e riposti su rudimentali cassette portapacchi sui quali caricano l’impossibile. Di notte l’opera di raccolta sarebbe più facile e discreta per via del buio che ne facilita il nascondimento, ma la pericolosità delle strade poco illumininate e la presenza dei netturbini ne scoraggia l’uscita. Di giorno è diverso: mille occhi che “vedono ma non guardano” sembrano accorgersi appena di questi rabdomanti dell’usato.

D’altronde la discesa dal mezzo è rapida, giusto il tempo di guardarsi attorno. La sosta assai breve, quasi chirurgica, perché basta poco a questi professionisti della raccolta per rendersi conto della qualità del pattume. Poi di nuovo in sella verso il cassonetto successivo, raggiunto nel percorso più breve, attraversando marciapiedi, aiuole e cunette, sperimentate scorciatoie e luoghi di transito in questo quotidiano tour della necessità.

Matteo Dalena
Matteo Dalena

Storico con la passione per la poesia, imbrattacarte per spirito civile. Di resistenza.

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